Riportiamo a seguire l’articolo recentemente apparso su DentalAcademy.it “Conferme su conferme: dieta è fattore di rischio per malattia parodontale” della Dott.ssa Elena Varoni.
Dove si approfondisce una tematica che abbiamo già affrontato sul nostro blog in Parodontite e obesità adulta ed infantile; in questo articolo, promosso in collaborazione con il Dott. Andrea Margara (rinomato medico chirurgo plastico estetico e ricostruttivo di Torino), si cerca infatti di evidenziare i rapporti che sussistono tra l’obesità e l’insorgenza delle malattie parodontali.
“Conferme su conferme: dieta è fattore di rischio per malattia parodontale”
Tra i fattori di rischio modificabili nella malattia parodontale, è inclusa anche la dieta. Le prove scientifiche di questo legame sono in netta crescita ed educare i pazienti allʼimportanza della corretta alimentazione è oggi un requisito fondamentale, seppur ancora poco diffuso.
Nel 2011, lʼEuropean Workshop on Periodontology raccomandava di fornire ai pazienti indicazioni nutrizionali per prevenire e trattare la malattia parodontale. Esse includevano un maggior consumo di alimenti ricchi in fibra, pesce, frutta e verdura, riducendo, per contro, lʼapporto di zuccheri raffinati.
Nel 2015, sulla stessa linea, la British Society of Periodontology finanziava un progetto di audit volto a dentisti generici e al loro team di lavoro, in primis gli igienisti dentali. Lʼobiettivo era proprio comunicare meglio ai pazienti le raccomandazioni alimentari. Nel progetto, i consigli nutrizionali diventavano parte integrante di prevenzione e cura parodontale.
La prima fase del progetto era volta ad ottenere dati su cui costruire poi la fase successiva di intervento. I risultati indicarono come solo il 22% dei pazienti con parodontopatia, presente o pregressa, ricevesse consigli alimentari e come pochi odontoiatri, in realtà, fossero a conoscenza del legame tra parodontite e dieta.
Si evidenziarono, inoltre, le principali barriere comunicative: il troppo poco tempo a disposizione dei clinici per dispensare raccomandazioni dietetiche e il grande sovraccarico di informazioni fornite al paziente, nel 100% dei casi solo di tipo verbale. Il progetto si focalizzò, allora, sulla produzione di un foglietto informativo ad hoc da consegnare al paziente durante la visita, nonché sulla
preparazione specifica del team odontoiatrico, che riceveva precise
indicazioni su come fornire al paziente i consigli nutrizionali.
Alla rivalutazione, ne risultò un evidente miglioramento dei livelli di comunicazione: il 68% dei pazienti ricevettero i consigli nutrizionali, in tutti
i casi in forma scritta e uniti alla spiegazione verbale del foglietto informativo. Lʼintero team odontoiatrico si mostrò efficace nellʼeducare i pazienti.
Il miglioramento delle conoscenze di base sul legame tra parodontite e fattori nutrizionali potrà contribuire a un approccio sempre più personalizzato di terapia parodontale. Questo aspetto acquisisce ulteriore e fondamentale importanza se si pensa che i fattori di rischio modificabili della malattia parodontale sono in gran parte gli stessi che minacciano la salute generale. Il team odontoiatrico, in prima fila nel vedere pazienti in forma routinaria, assume, quindi, un ruolo essenziale nel supporto alla scelta di stili di vita salutari.
La parodontite cronica è una malattia infiammatoria cronica a elevatissima prevalenza: ne è affetto circa il 45% della popolazione adulta a livello mondiale. Questa patologia è il risultato di un alterato equilibrio tra risposta immunitaria dellʼospite e presenza di placca batterica orale.
Le principali modalità di trattamento della parodontite sono la rimozione dellʼagente irritativo (la placca) e lʼattuazione di manovre preventive volte ad influenzare la risposta infiammatoria dellʼospite, in qualche modo alterata. Lʼazione sui fattori di rischio è fondamentale e ha il fine specifico di favorire il mantenimento dello stato di salute parodontale a lungo termine. La rimozione meccanica della placca da sola si è dimostrata non essere sufficiente come singola ed esclusiva forma di terapia parodontale,
tantʼè che la prevalenza di malattia è rimasta, nel tempo, sostanzialmente immodificata. È essenziale che, in aggiunta a questa, il clinico identifichi tutti gli ulteriori motivi di sviluppo della parodontite, capaci di dare squilibrio al rapporto ospite/placca batterica non solo a livello locale, come la presenza di tartaro, di tasche parodontali, di restauri incongrui, ma anche a livello sistemico, ossia accertando abitudine al fumo, eventuali terapie farmacologiche, presenza di quadri di diabete. Identificati potenziali fattori, il passaggio successivo risiede nella corretta informazione fornita al paziente, personalizzando la terapia parodontale con raccomandazioni specifiche sugli stili di vita.
Dott.ssa Elena Varoni
Odontoiatra
Raindi D, Thornley A, Thornley P. Explaining diet as a risk factor for periodontal disease in primary dental care. Br Dent J. 2015 Nov 27;219(10):497-500. doi: 10.1038/sj.bdj.2015.889
Redazione DentalAcademy – 20 dic 2016 Letteratura Internazionale, Parodontologia
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