Parodontite acuta – Nella fase più acuta della malattia parodontale, si ravvisano i seguenti sintomi: i denti cominciano a muoversi, le tasche ossee raggiungono 7+mm, l’osso presenta deterioramenti importanti, formazione di pus. Attraverso inoltre la diagnosi parodontale, si denota la presenza di batteri mobili e nidi di parassiti come l’ENTAMOEBA GENGIVALIS ed il TRICHOMONAS TENAX. In questo articolo ci occuperemo, nello specifico, della loro trasmissione, morfologia, patogenità, diagnosi e terapia.
I parassiti sono esseri opportunisti che hanno colonizzato quasi ogni recesso del corpo umano. Due sono i parassiti che si sono adattati ad una esistenza confinata al cavo orale: ENTAMOEBA GENGIVALIS e TRICHOMONAS TENAX. Questi microrganismi, considerati non patogeni dalla maggior parte degli studiosi, sembra che abbiano, invece, un ruolo eziologico nella malattia parodontale.
L’E. gengivalis è un parassita identificato, per primo, da Gross nel secolo scorso (1849) a partire dal tartaro presente negli interstizi tra i denti. E.gengivalis è presente, oltre che nell’uomo, anche nel cane, nel gatto, nel cavallo (E.equibuccalis) e nel maiale (E. suigingivalis).
La frequenza nelle infezioni da essa determinata varia con l’età e con il livello di igiene orale: di raro riscontro nei bambini e negli adulti sani, è presente nei soggetti anziani affetti da parodontopatie o quantomeno da gengivite che possiamo paragonare a una piaga aperta e sanguinante, dunque predisposta alla sovrainfezione da agenti patogeni esterni.
Parodontite acuta e amebe: come si trasmettono
Comunemente si ritiene che E. gengivalis esista solo come trofozoita (stadio mobile), difficilmente distinguibile da E. histolytica. Non si conoscono forme cistiche in bocca, mentre nell’intestino il parassita può incistarsi nella mucosa dei villi intestinali (E. hystolitica).
Le infezioni sono circoscritte al fondo delle tasche parodontali: alcuni autori hanno riscontrato una concentrazione massima dell’ameba all’interno della placca omogenea adiacente al tessuto epiteliale e connettivo nel solco gengivale, in condizioni di estrema infiammazione del parodonto.
Mancando la forma cistica, la trasmissione da ospite a ospite avviene con il trofozoita per contatto orale, tramite il bacio.
Poiché E. gengivalis è notevolmente resistente, potendo sopravvivere per 48 ore a 15°C e resistendo all’essiccamento, è probabile che si possa anche trasmettere attraverso cibi e stoviglie contaminati.
Parodontite acuta e amebe: come appaiono
Il trofozoita vivo, di forma irregolarmente ovoidale, si muove con una certa rapidità emettendo pseudopodi. Presenta un citoplasma granuloso con numerosi vacuoli contenenti leucociti, cellule epiteliali, batteri e a volte eritrociti in vari stadi di digestione. Dunque, è un parassita che si ciba delle nostre cellule, indebolendo il sistema immunitario.
L’unico nucleo, sferico o ovoidale, è delimitato da una membrana nucleare ben apprezzabile, a ridosso della quale sono disposti granuli di cromatina addensati.
Parodontite acuta e amebe: patogenicità
La presenza di E. gengivalis in un’alta percentuale di individui con periodontopatie ha indotto numerosi ricercatori a ritenere che essa ne sia un agente eziologico. È pressochè impossibile reperirne l’esistenza in bocche sane.
L’incapacità di invadere i tessuti, a differenza di E. histolytica, patogena, è da alcuni considerata una prova della mancanza di patogenicità. Tuttavia, la nostra esperienza attesta la sua presenza nel 90% dei casi di parodontite acuta e aggressiva.
Parodontite acuta e amebe: come le disgnostichiamo
La diagnosi si ottiene con la dimostrazione del trofozoita mobile in un campione di materiale prelevato dai margini gengivali, dagli interstizi tra i denti o dal solco gengivale, sede di localizzazione più probabile del parassita.
La presenza del parassita è dimostrabile in vivo con l’osservazione al microscopio a contrasto di fase. In rari casi si riscontra la presenza di E. gengivalis in campioni d’espettorato: in questi a casi l’identificazione assume una notevole importanza, per distinguerla da E. histolytica, che mostra caratteristiche morfologiche simili ed è presente nell’escreato di pazienti con ascesso amebico polmonare.
La diagnosi differenziale viene posta tenendo conto del fatto che E. gengivalis contiene leucociti fagocitati nel suo citoplasma, mentre E. histolytica contiene eritrociti ingeriti ma non leucociti.
Parodontite acuta: come la curiamo
Non sono stati ancora effettuati tentativi di eliminare E. gengivalis dal cavo orale usando specifici chemioterapici. Sono stati dimostrati effetti benefici del metronidazolo nel trattamento della gengivite e stomatite ulcerativa, e questo è quello che facciamo impiegando questo antibiotico nel corso del nostro protocollo di cura della malattia parodontale.
Il fluoro, assunto con l’acqua potabile, non ha alcun effetto sul protozoo.